lunedì 31 luglio 2017

la vera adorazione

Brano # 1. [93] Il brano che segue, datato del 13 maggio 1924, dice che la vera adorazione consiste nell’accordo della volontà umana con la divina.
Luisa raccontaStavo facendo le mie solite preghiere, e mentre tutta mi abbandonavo nelle braccia della Volontà Suprema per fare in Essa le mie adorazioni alla Maestà divina, il mio Gesù mi ha detto:  
Gesù a Luisa Piccarreta«Figlia mia, la vera e perfetta adorazione sta nell’accordo completo dell’unione della Volontà di Dio con l’anima. Quanto più l’anima fa una la sua volontà con quella del Creatore, tanto più è completa e perfetta la sua adorazione. E se la volontà umana non è una colla Divina, e non è disposta a ricevere il bacio dell’unione della Volontà suprema, invece di adorazione può offrirmi indifferenza e freddezza. 
Il primo atto di adorazione è quello di riconoscere la Volontà del suo Creatore per compierla.  Se questo non c’è, succede allora che con le parole si adora, ma coi fatti si fa il contrario. Dunque l’accordo della volontà umana con la Divina Volontà è il primo anello di congiunzione tra il Creatore e la creatura, e da questo anello scendono in lei, come da dentro un canale, le virtù divine, e producono in essa la vera adorazione, il perfetto amore verso il suo Creatore; ed ogni qualvolta l’anima si eleva per tuffarsi in questa Volontà Eterna, altrettante varietà di bellezza divina acquista. Perciò l’anima che fa la mia Volontà diviene la mia gioia, il mio contento, ed Io, col pennello del mio Volere tra le mani, come si tuffa nel mio Volere, così la ritocco, e le imprimo una sfumatura di più della mia bellezza, del mio amore, della mia santità, e di tutte le mie qualità divine.  Sicchè per me è lo stesso stare in Cielo che stare in essa, perchè trovo la medesima adorazione, la mia Volontà, il mio amore.
E siccome alla creatura c’è sempre da poter dare, Io mi atteggio ora da valente pittore, e dipingo in lei la mia immagine, or da maestro, e le insegno le dottrine più alte e sublimi, or da amante appassionato che do e voglio amore!  Insomma faccio uso di tutte le arti per arricchirla sempre più.  E quando il mio Amore, offeso dalle creature, non trova dove rifugiarsi, dove mettersi al sicuro, e sta per prendere la via della volta dei Cieli, allora mi rifugio nell’anima che contiene la mia Volontà, e trovo in lei la mia potenza che mi difende, il mio Amore che mi ama,  la mia pace che mi dà riposo.  Insomma trovo ciò che voglio. 
Quindi la mia Volontà congiunge insieme Cielo e terra, e da questa unità di volere scaturiscono tutti i beni possibili ed immaginabili.  Sicchè l’anima che fa la mia Volontà, posso dire che è tutto per me, ed Io sono tutto per lei.» 
Brano # 2. [94]   Il brano seguente, datato del 31 maggio 1926, spiega la differenza che c’è tra l’anima che vive nel Divin Volere e quella che vive rassegnata.  La prima è come il sole, l’altra invece è come la terra. La terra vive degli effetti del sole. In questo senso la terra dipende dal sole, mentre invece il sole non dipende dalla terra.
Luisa racconta«Ero tutta immersa nella luce del Divin Volere, quando Gesù tutto tenerezza e tutto amore mi ha detto:
Gesù a Luisa Piccarreta“Figlia mia, voglio farti conoscere ancora meglio la gran differenza che passa tra chi vive nel mio Volere nell’unità della sua Luce, e tra chi si rassegna e si sottopone alla mia Volontà.
Osserva: il sole sta nella volta dei cieli e spande i suoi raggi sulla superficie della terra.  Sembra che tra terra e sole ci sia una specie d’accordo, il sole col toccare la terra e la terra col ricevere la luce ed il tocco del sole. 
Ora la terra, col ricevere il tocco della luce, sotto-ponendosi al sole, riceve gli effetti che contiene la luce, e questi effetti trasmutano la sua faccia, la fanno rinverdire, fiorire, le sviluppano le piante, le maturano i suoi frutti, ed operano tante altre meraviglie che abbelliscono il creato. 
Ora il sole, col dare i suoi effetti, non dà la sua luce, anzi, quasi geloso, ne conserva la sua unità.  Gli effetti poi non sono duraturi, e perciò si vede la povera terra ora tutta fiorita, ora tutta spoglia.  Ad ogni stagione si cambia, subisce mutazioni.
Se il sole desse alla terra effetti e luce, la terra si cambierebbe in sole e non avrebbe più bisogno di mendicare gli effetti perchè, contenendo in sè la luce, diverrebbe padrona della sorgente degli effetti che il sole contiene.
Ora tale è l’anima che si rassegna e si sottopone alla mia Volontà: vive degli effetti che ci sono in essa, e non possedendo la luce non possiede la sorgente degli effetti che nel sole dell’Eterno Volere ci sono, e perciò si vede quasi come terra, ora ricca di virtù, ora povera, e si muta ad ogni circostanza.  
Se poi non è rassegnata e sottoposta alla mia Volontà, allora si rassomiglia alla terra che non si volesse far toccare dalla luce del sole, e quindi squallida e senza un filo d’erba.
Tale restò Adamo dopo il peccato: perdette l’unità della luce e quindi la sorgente dei beni ed effetti che il sole della mia Volontà contiene; non sentì più in se stesso la pienezza del Sole divino, non vide più in lui quell’unità della luce che il suo Creatore aveva fissato nel fondo dell’anima sua per cui comunicandogli la sua somiglianza faceva di lui una sua copia fedele. 
Prima di peccare, possedendo la sorgente dell’unità della luce della Volontà del suo Creatore, ogni suo piccolo atto era un raggio di luce, che invadendo la Creazione tutta andava a fissarsi nel centro del suo Creatore portandogli l’amore ed il contraccambio di tutto ciò che era stato fatto per lui in tutta la Creazione. 
Era lui che armonizzava tutto ciò che era stato fatto per lui in tutta la Creazione.  Era lui che armonizzava tutto e formava la nota d’accordo tra il cielo e la terra.
Ma come si sottrasse dalla mia Volontà, non più i suoi atti come raggi invadevano cielo e terra, ma si restrinsero quasi come piante e fiori nel piccolo circuito della sua natura umana.  Sicchè perdendo l’armonia con tutta la Creazione, diventò la nota scordante di tutto il Creato.  Oh, come scese nel basso e pianse amaramente l’unità della luce perduta, che elevandolo sopra tutte le cose create faceva di lui il piccolo Dio della terra! 
Ora, figlia mia, da quello che ti ho detto puoi ben comprendere che il vivere nella mia Volontà è possedere la sorgente dell’unità della luce del mio Volere con tutta la pienezza degli effetti che in esso ci sono.  Sicchè in ogni atto della creatura sorge la luce, l’amore, l’adorazione, ecc., che costituendosi atto per ogni atto, amore per ogni amore, come luce solare invadono tutto, armonizzano tutto, accentrano tutto in lei, che come fulgido raggio porta al suo Creatore il contraccambio di tutto ciò che ha fatto per tutte le creature è la vera nota d’accordo tra cielo e terra. 
Vedi dunque che gran differenza passa tra chi possiede la sorgente dei beni che contiene il sole della mia Volontà, e tra chi vive degli effetti di Essa!  È la medesima differenza che passa tra il sole e la terra: il sole possiede sempre la pienezza della luce e degli effetti, è sempre sfolgorante e maestoso nella volta dei cieli, nè ha bisogno della terra; e mentre tocca tutto, esso è intangibile, non si fa toccare da nessuno, e se qualcuno ardisse anche di fissarlo, colla sua luce esso lo eclissa, lo acceca e lo atterra. 
La terra invece ha bisogno di tutto.  Si fa toccare, spogliare, e se non fosse per la luce del sole e dei suoi effetti sarebbe come una tetra prigione, piena di squallida miseria. Perciò non c’è paragone che regga tra chi vive nella mia Volontà e chi si sottopone ad Essa.
L’unità della luce la possedette Adamo prima di peccare, ma poi non potè più recuperarla stando in vita.  Di lui successe come alla terra, che girando intorno al sole, non essendo fissa, mentre gira la parte che si oppone al sole si trova nelle tenebre della notte.  Ora per renderlo fermo di nuovo e così poter godere l’unità di questa luce, ci voleva un riparatore superiore a lui, ci voleva una forza divina per raddrizzarlo: ecco la necessità della Redenzione.
Solo la mia celeste Mamma possedette l’unità della luce del mio Divin Volere, e perciò più che sole può dare luce a tutti.  Tra lei e la Maestà suprema non ci fu mai notte, nè ombra alcuna, ma sempre pieno giorno, e perciò in ogni istante quest’unità della luce del mio Volere faceva scorrere in lei tutta la vita divina, che le portava mari di luce, di gioie, di felicità, di cognizioni divine; mari di bellezza, di gloria, d’amore.  E lei, come in trionfo, portava al suo Creatore tutti questi mari come suoi, per attestargli il suo amore, la sua adorazione.  Possedeva tanto amore che, come connaturale, poteva amare per tutti, adorare e supplicare per tutti.  I suoi più piccoli atti, fatti nell’unità di questa luce, erano superiori ai più grandi atti, ed a tutti gli atti insieme di tutte le creature.  I sacrifici, le opere, l’amore di tutte le altre creature sono come quasi piccole fiammelle di fronte al sole, goccioline d’acqua di fronte al mare degli atti della Sovrana Regina.
Fu in virtù dell’unità di questa luce del Supremo Volere che in lei trionfò tutto, vinse il suo stesso Creatore e lo fece prigioniero nel suo materno seno.  Ah, solo l’unità di questa luce del mio Volere poteva operare un tanto prodigio!  Adamo col perdere questa unità della luce si capovolse e formò la notte del suo spirito, le debolezze, le passioni per sè, per le generazioni venture.  La Vergine eccelsa invece, col non fare mai la sua volontà, formò in lei il giorno eterno, e fece spuntare il Sole di Giustizia per tutte le generazioni.  
Se la Vergine Regina non avesse fatto altro che conservare nel fondo dell’anima sua immacolata l’unità della luce dell’eterno Volere, ciò sarebbe bastato per ridarci la gloria di tutti, gli atti di tutti, ed il contraccambio dell’amore di tutta la Creazione.  La Divinità, per mezzo suo, in virtù della mia Volontà, si sentì ritornare le gioie e la felicità che aveva stabilito di ricevere per mezzo della Creazione.  Perciò lei si può chiamare la Regina, la Madre, la Fondatrice, la base e lo specchio della mia Volontà, in cui tutti possono rimirarsi per ricevere da lei la vita di essa.
Infine, figlia mia, Adamo nello stato d’innocenza e la mia Mamma Celeste possedettero l’unità della luce della mia Volontà non per virtù propria, ma per virtù comunicata da Dio.  Invece la mia umanità la possedette per virtù propria, perchè in essa non solo c’era l’unità della luce del Supremo Volere, ma anche il Verbo eterno; perciò superò in modo infinitamente perfetto tanto Adamo innocente, quanto la stessa Madre mia, perchè in loro era grazia, in Me era natura.  Loro dovevano attingere da Dio la luce, la grazia, la potenza, la bellezza, in Me c’era la fonte che faceva sorgere la luce, la bellezza, la grazia, ecc.
Perciò, figlia mia, sii attenta.  Il tuo Gesù tiene la fonte di tutti i beni, fonte che sempre sorge per sempre comunicarteli: perciò ho tanta premura di farti conoscere la lunga storia della mia suprema Volontà, e numerarti i grandi prodigi che essa contiene”.»
Brano # 3. [95] Nel brano che segue, datato del 9 aprile 1926, Gesù spiega la differenza che c’è tra la Volontà di Dio, divina in tutto, e le nostre virtù.
Luisa racconta«Stavo pensando e ragionavo tra me: il mio dolce Gesù mi ha manifestato tante verità grandi, mirabili, altissime, meravigliose circa  la Volontà di Dio; eppure a me sembra che le creature non hanno un concetto esatto di essa, nè provano impressione alcuna delle meraviglie che in Essa ci sono, anzi, sembra che la mettano a pari delle virtù, e forse ci tengono più a queste che alla santissima Volontà di Dio.
Mentre così ragionavo, il mio amabile Gesù, tutto tenerezza, ha detto: »
Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, vuoi sapere il perchè? Le virtù che si praticano sulla terra di rado escludono fini umani, stima propria, propria gloria, amore di comparire e di piacere a persone, e in ciò la volontà umana guadagna sempre qualche cosa.  Invece quando si fa la mia Volontà, questa, la prima cosa che atterra è l’umano volere e non tollera nessun fine umano.
Essa è di Cielo e vuol mettere nell’anima ciò che è divino ed al Cielo appartiene, sicchè il proprio io resta digiuno e si sente morire.  In una parola, la mia Volontà vuole il suo Cielo nel fondo dell’anima, altrimenti resterebbe inceppata e non potrebbe svolgere la sua vita divina. 
Quindi, grande è la differenza che passa tra le virtù e la mia Volontà, tra la santità dell’una e dell’altra. 
Le virtù possono essere delle creature, e possono formare al più una santità umana, la mia Volontà è di Dio e perciò forma una santità tutta divina.  Vedi dunque che gran differenza.
Siccome le creature sono abituate a guardare nel basso, loro fanno più impressione le piccole lucerne delle virtù, che il gran sole della mia Volontà. 
Osserva per poco l’azione che il sole esercita sulla terra quando esso sorge; tutte le cose cambiano aspetto: le piante sembrano inargentate ed imperlate, i fiori ricevono la vita del proprio profumo e del diverso colore a seconda della diversità di essi; sembra che tutte le piante ricevano a sorsi a sorsi la vita della luce del sole per svilupparsi e formarsi. 
Eppure una è la luce, uno il calore, null’altro si vede.  Ma donde scaturiscono tanti diversi effetti e tante varie tinte che riceve la natura? 
Tutti dal sole, perchè il sole tiene il germe della fecondità, il germe della sostanza di tutti i colori nella sua luce e nel suo calore. 
Non si può dare una cosa se non si possiede. 
Così il sole non avrebbe potuto dare nè la fecondità, nè la dolcezza ai frutti, nè il colorito ai fiori, nè operare tante meraviglie sulla terra se non contenesse in sè tutti gli effetti che produce. 
Simbolo della mia Volontà è il sole.
Come sorge sull’anima, così la vivifica, la imperla di grazie, le dà le tinte più belle della santità divina, la trasforma in Dio. 
Essa col dare nulla perde, come niente perde il sole col fare tanto bene alla terra, anzi resta glorificato nell’opera della creatura. 
Il nostro Essere è sempre in perfetto equilibrio, nè cresce, nè può decrescere. 
È come se al mare un vento investa la superficie e formi delle onde.  Se queste straripano, il mare nulla perde, perchè come le acque straripano, così subito il mare torna allo stesso livello di prima.
Così succede tra Dio e l’anima.  Questa è come un piccolo vento che forma le onde sul mare divino.  Può prendere quant’acqua vuole, ma il nostro mare rimarrà sempre al suo livello, perchè la nostra natura non è soggetta a subire mutazioni.  Perciò più prenderà, tanto più mi darà gusto, ed Io resterò glorificato in lei”.
Luisa racconta«Dopo ciò stavo pensando che differenza passa dal farsi dominare dalla Volontà di Dio e farsi dominare dalla volontà umana. Mentre ciò consideravo, mi sembrava di vedere un uomo curvo la cui fronte toccava le ginocchia, coperto di un velo nero involto in una nebbia fitta che gli impediva di vedere la luce.  Poveretto, sembrava ubriaco, e barcollando cadeva ora a destra, ora a sinistra.  Veramente faceva pietà.
Ora mentre ciò vedevo, il mio dolce Gesù mi ha detto: »
Gesù a Luisa Piccarreta: «Figlia mia, quest’uomo è l’immagina di chi si fa dominare dalla propria volontà.
Il volere umano incurva tanto l’anima, che questa è costretta a guardare sempre la terra, per cui questa sola conosce ed ama. 
Questa conoscenza e quest’amore poi formano una nebbia fitta e nera, che tutta la involge, le toglie la vista del cielo e la luce delle verità eterne. 
In tal modo la ragione umana resta ubriaca delle cose della terra e quindi non ha il passo fermo, e barcolla a destra e a sinistra, involgendosi nelle tenebre fitte che la circondano. 
Vedi dunque che non c’è sventura più grande per un’anima che  farsi dominare dalla propria volontà! 
Invece tutto il contrario avviene a chi si fa dominare dalla mia Volontà. 
Il mio Volere fa crescere l’anima talmente dritta, che questa è impossibilitata a piegarsi verso terra.  Essa guarda sempre al cielo, per cui non vede che luce, che eclissando e facendo scomparire tutte le cose della terra, le mostra soltanto ciò che è celeste, perciò altro non conosce ed ama che il Cielo e tutto ciò che al Cielo appartiene. 
La mia Volontà le rende il passo fermo, quindi non c’è pericolo che possa barcollare menomamente.  Con la (sua) luce con cui l’avvolge, le illumina la mente, che passa da una verità all’altra, scoprendole arcani divini, misteri ineffabili, gioie celesti.
È la più grande fortuna per un’anima il farsi dominare dalla mia Volontà.  Allora essa tiene la supremazia di tutto, occupa il primo posto d’onore in tutta la creazione, e continuamente si porta al Padre celeste per ricantargli la sua gloria, il suo amore, i prodigi della sua eterna Volontà. 
E il Padre, a sua volta, le comunica il suo Amore che in lei si riversa abbondantemente, i suoi mari di grazie, che continuamente straripano dal Seno divino, i primi baci, le carezze più amorose.
Solo a lei ci è dato di affidare i Nostri segreti, perchè essendo la più vicina a Noi, è sempre con Noi, la facciamo parte di tutte le cose Nostre. 
Noi formiamo la sua vita, la sua felicità, perchè essendo la volontà sua una con la Nostra, e possedendo il nostro Volere, la nostra stessa felicità, non è meraviglia che possa dare anche a Noi gioie e felicità, e quindi ci felicitiamo a vicenda.
Figlia mia, la nostra Volontà contiene potenza creatrice, quindi crea nell’anima la forza, la grazia, la luce, onde l’anima sente in sè una forza divina, come se fosse sua, una grazia sufficiente per il bene che deve fare o per una pena che le tocca soffrire, una luce che le fa vedere il bene che connaturalmente fa.  E così, allettata dalla bellezza dell’Opera divina che compie, gioisce e fa festa.  Sì, le opere che compie la mia Volontà nell’anima hanno l’impronta della gioia e d’una festa perenne.  Questa festa fu iniziata dal mio “Fiat” nella creazione, ma interrotta dalla rottura della volontà umana con quella di Dio; e come l’anima fa operare e dominare in sè il Supremo Volere, così la festa riprende il suo corso, e tra la creatura e Noi si ripristinano le gioie, gli amori, le delizie. 
In Noi non esiste l’infelicità, nè il dolore.  Come potevamo darlo alle creature?  E se esse sentono l’infelicità è perchè lasciano (abbandonano) la Volontà divina e si chiudono nel piccolo campo della volontà umana.  E solo quando ritornano nel Supremo Volere trovano le gioie, la felicità, la potenza, la forza, la luce, la bellezza del loro Creatore.  Tutti questi beni poi, facendoli come cose proprie, sentono in loro una sostanza divina come connaturale, che giunge a dar loro gioie e felicità nello stesso dolore.
Nella volontà umana invece non c’è una potenza creatrice, per cui se essa volesse esercitare le virtù, non potrebbe creare la pazienza, l’umiltà, l’ubbidienza, ecc.  Ecco perchè sente lo stento, la fatica per poter praticare le virtù; ed il motivo è perchè le manca la Forza divina per sostenerla, la Potenza creatrice per alimentarla e darle vita.
Di qui la sua incostanza, per cui passa con facilità dalle virtù ai vizi, dalla preghiera alla dissipazione, dalla Chiesa ai divertimenti, dalla pazienza all’impazienza.  E tutto questo miscuglio di bene e di male produce l’infelicità nella creatura. 
Invece chi fa regnare in sè la mia Volontà, sente la fermezza nel bene, sente che tutte le cose gli portano la felicità, la gioia, tanto più che tutte le cose da Noi create portano l’impronta, il germe della gioia e della felicità di Colui che le creò; perchè furono create da Noi per portare tutta la felicità all’uomo, avendo avuto ciascuna cosa creata il mandato da Noi di partecipare alla creatura la felicità, la gioia che posseggono.
Difatti qual gioia e felicità non porta la luce del sole?  Qual piacere non porta alla vista il cielo azzurro, un prato fiorito, un mare che mormora?  Qual gusto non porta al palato un frutto dolce e saporito, un’acqua freschissima, e tante altre cose? 
Tutte le cose create, nel loro muto linguaggio dicono all’uomo: ti portiamo la felicità, la gioia del nostro Creatore. 
Ma in chi trovano l’eco della gioia loro e della felicità loro?  Solo in chi trovano regnante e dominante la mia Volontà, perchè essendo unica la volontà che regna integra in loro, che possiede lo stesso Dio e che regna nell’anima, comuni diventano i mari di gioie, di felicità e di contenti.  Sicchè è una vera festa. 
Perciò, figlia mia, ogni qualvolta ti fondi nella mia Volontà e fai il giro per (di) tutte le cose create per suggellarmi il tuo amore, la tua gloria, la tua adorazione su ciascuna cosa creata, mi sento rinnovare la gioia, la felicità, la gloria, come nell’atto quando mettemmo all’esistenza tutta la Creazione.
Tu non puoi capire la festa che ci fai quando vediamo che tu, con la tua piccolezza, volendo abbracciare tutto nella nostra Volontà, ci ricambi in amore, in gloria, per tutte le cose create.  Allora è tanta la nostra gioia, che siamo tutti intenti a goderci la gioia, la festa che ci dai.
Il vivere nel supremo Volere è la cosa più grande per Noi e per l’anima, è lo sbocco del Creatore sulla creatura, perchè riversandosi su di essa le dà la sua forma, e le partecipa tutte le qualità divine, in modo che ci vediamo ripetere da lei le opere nostre, la gioia nostra, la nostra felicità. »


NOTE : 93] Passi Scelti sulla Divina Volontà; p. 60-62. In prima pagina si può leggere: “Pro manuscripto. A cura dell’Associazione del Divin Volere, Milano. Arimini, 6 febbraio 1971. Sac. Amedeo Polverelli Cens. Eccl. Imprimatur. In Curia Vesc. Arimini, die 6-2-1971. Can. Emilio Pasolini Vicario Generale”.

[94] Ibidem; p. 69-75.  
[95] Ibidem: pp. 62-69.

venerdì 28 luglio 2017

DIO spiega la TRINITA' - LA CENTRALE ELETTRICA

(Dal libro di J. De Parvulis: “La Guerra Mistica” )

Il momento è venuto, credo, di raccontarvi l’esperienza che ho vissuto qualche anno fa a proposito della Santa Trinità, e più precisamente a proposito dello Spirito Santo nella Santa Trinità. Ho l’impressione che Dio, in quel giorno, ha voluto concedermi una grazia del tutto particolare.
Mi ero messo alla presenza di Dio con l’intenzione di pregare, e invece di pregare come si fa normalmente, stavo dicendo a Dio che il mistero della Santissima Trinità mi dava dei grattacapi a causa dello Spirito Santo, la terza Persona trinitaria. Non riuscivo a piazzarlo nè a destra nè a sinistra, nè in alto nè in basso, nè sotto una forma nè sotto quell’altra. Mi dichiaravo soddisfatto dell’immagine di Dio Figlio, perché Gesù era per me un essere che potevo visualizzare. Lo avevo guardato nella sacra Sindone, e conoscevo la sua vita abbastanza bene. Mi dichiaravo soddisfatto dell’immagine di Dio Padre, perché mio padre io l’avevo conosciuto, e avevo in lui un punto di riferimento. Ma non potevo dichiararmi soddisfatto dell’immagine dello Spirito Santo. Erano anni che mi sforzavo di trovare un simbolo, un qualcosa che mi aiutasse a visualizzarlo in modo un po’ conveniente, ma niente, nessun risultato. La figura della colomba? Quella del vento? Non mi sentivo attratto nè dalla prima nè dalla seconda, e il motivo c’era. [117] Così non riuscivo a spegnere la sete che avevo di comprendere almeno un po’ com’era fatta la Terza Persona divina, e questo mi metteva a disagio, mi creava frustrazione.
Dunque, mentre prego o tento di pregare nel modo sopra descritto, pensandomi solo, mi accorgo che non sono affatto solo, ma circondato da una Presenza grandissima, quella di Dio Padre. Passata la sorpresa mi rendo conto che la situazione presenta per me un certo vantaggio, quello di favorire uno scambio di idee con Colui che da tanti anni considero il responsabile principale del mio problema, quello della rappresentatività dello Spirito Santo. Allora metto carte in tavola. Denuncio quella che considero una specie di lacuna nei riguardi dello Spirito Santo, dico quel che penso della colomba e del vento, eccetera… Il mio discorso non è del tutto finito, che di punto in bianco “vedo” una grandissima centrale idroelettrica. Non la vedo con gli occhi, ma con la mente. E una Voce immateriale mi dice:
Per te e per molti altri, questa immagine può rappresentare Dio Padre.
Per qualche istante mi lascio invadere dalla grandiosità e dalla bellezza della centrale, poi il mio sguardo si posa sui fili di alta tensione, quelli che formano la rete di distribuzione della forza elettrica prodotta dalla centrale. L’insieme di questi fili forma un vasto complesso. Vedo anche i fili di bassa tensione, quelli che penetrano nelle case, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle chiese, nei vari posti dove l’energia elettrica è utile o necessaria.
– Ti sto mostrando la rete di distribuzione dell’energia elettrica. La vedi? Essa può rappresentare Me, che sono Dio Figlio. Porto l’Energia divina nei posti dove essa è utile... A proposito dello Spirito Santo, poco fa dicevi che lo volevi “vedere”. Hai ancora quel desiderio?
Il significato globale dell’immagine è già tutto in me, per cui non ho più bisogno di altre spiegazioni. Allora balbetto:
– N… No, no. Adesso va tutto bene. Quello che volevo sapere, lo so già. L’ho già capito. Non ho più bisogno di “vedere” lo Spirito Santo. So già com’è “fatto”, e so anche da dove viene, per dove passa, e dove va. Lo Spirito Santo è nei fili elettrici. È come l’elettricità che passa nei fili. È “fatto” di energia. L’energia elettrica non si vede, ma tutti sanno per dove passa. Passa per i fili elettrici. Ce ne sono tanti, qui..., e vanno dappertutto. Partono dalla centrale e vanno in tutte le direzioni. Formano una rete vastissima. La rete serve per distribuire l’elettricità.
Grazie a questa esperienza capisco tutto quello che da anni cercavo di capire ma senza risultato. Guardo ancora i fili che partono dalla Centrale e si allontanano a perdita d’occhio nelle quattro direzioni. Sono sostenuti da piloni che si susseguono a distanza regolare. Là dove arriva questa forza, con essa arriva la vita. Capisco che la rete di distribuzione può rappresentare Gesù. Sì, Gesù è la rete di distribuzione. Ovunque c’è bisogno di luce, di vita, di calore in senso spirituale, Gesù vi trasporta lo Spirito Santo, che è l’Energia necessaria alla produzione di questa luce, di questo calore, e del movimento vitale.
Mi dico: se Dio Padre è la centrale, e Gesù la rete di distribuzione, è più che normale che lo Spirito Santo sia l’elettricità. Mi sembra che questo esempio calzi a meraviglia. In questo esempio è possibile dire che l’elettricità procede dal Padre e dal Figlio, proprio com’è detto nel Credo Niceno-Costantinopolitano a proposito dello Spirito Santo. [118]
Il paragone mi soddisfa. Adesso non mi è più possibile pensare alla SS. Trinità senza pensare alla centrale, alla rete distributiva, e all’energia elettrica, le tre componenti dell’esempio citato. C’è da dire, in più, che le tre Persone trinitarie formano un unico Dio proprio come queste tre componenti formano un unico sistema.
Molte cose che prima di questa esperienza mi sembravano vaghe o fuori portata, ora mi sembrano chiare e semplici. Ho il cuore pieno di riconoscenza verso Dio che si abbassa su di me per spiegarmi tutto con parole ed immagini adatte alla mia natura e alla mia statura. Con l’anima piena di riconoscenza e di fervente ammirazione oso proseguire:
Io a Gesù«Signore, se una persona volesse osservare lo Spirito Santo in azione, mi sembra che ci riuscirebbe guardando quel che succede in fondo al filo elettrico. L’elettricità produce dei risultati visibili là dove arriva. Una lampadina che si accende per illuminare un angolo buio è un risultato visibile, i caloriferi elettrici che d’inverno riscaldano la casa (o all’inverso, i condizionatori d’aria che d’estate ne riducono il calore eccessivo) sono un risultato visibile, i motori elettrici che fanno funzionare le lavatrici, le macchine da cucire, i ventilatori, e tante altre macchine e macchinette, sono dei risultati visibili ».
Mentre dico questo mi rendo conto che l’elettricità, che ormai per me simboleggia lo Spirito Santo, è in grado di generare tre forme di vita, quella che si trova nella luce, quella che si trova nel CALORE, e quella che si trova nel MOVIMENTO. Sono tre forme di vita che talora si presentano separate, e talora combinate assieme. Schematicamente il concetto è il seguente:


L’energia elettrica si trasforma in:

1
Luce
2
Calore
3
Movimento
Lampade elettriche.
Radiatori elettrici per riscaldare, o all’inverso, condizionatori d’aria per raffreddare.
Motori elettrici.

Grazie a queste immagini mentali capisco tutto quello che desideravo capire. Ma qui mi giunge l’eco di alcune parole latine che sono parte di una preghiera allo Spirito Santo: Lux beatissima … Dulce refrigerium…[119] Poi sento una voce che parla alla radio, e vedo anche un televisore che offre immagini e messaggi di tutti i generi. Ascolto, guardo, penso. Alla fine dico al Signore:
Io a Gesù«Gesù, nel passato tutto funzionava a mano, o coi pedali, ma l’elettricità ha rivoluzionato il mondo. Il fatto è che la rivoluzione non è avvenuta solo nel bene ma anche nel male. Per esempio, quella televisione lì… Secondo me il male che fa supera il bene, e quella radio lì fa lo stesso…».
Gesù a me«Lo so bene, Johannes, ma anche se le forme di energia appartengono a Noi che le abbiamo create, l’Avversario le usa ogni volta che voi gli chiedete di usarle.
Quando è lui che le usa, esse finiscono per darvi la morte anzichè la vita. Non tutti voi, ma parecchi di voi si servono del loro libero arbitrio [120]  per chiamare l’Avversario, e dargli autorità su tante cose. Allora lui viene e si impossessa delle energie presenti nella nostra creazione. Salvo che lui usa queste energie per realizzare gli scopi suoi. Il libero arbitrio è un dono che vi ho fatto, e non intendo per nulla ritirarvelo. Se però lo usate per mettere le energie vitali nelle mani dell’Avversario, anziché la vita troverete la morte. In altre parole, se scendete a compromessi con l’Avversario, lui vi preparerà dei tranelli, che sono come i “cortocircuiti” elettrici che ogni tanto si verificano nelle vostre abitazioni. Quando questi suoi “cortocircuiti” entrano in azione, anche se inizialmente vi fanno pensare a dei meravigliosi fuochi d’artificio, alla fine vi mettono fuori uso spiritualmente, e in certi casi anche fisicamente». [121]
Una lezione come questa mi sembra preziosa. Mi viene l’idea di consultare un’enciclopedia sull’Occultismo. Ricevo conferma che “occultare” significa nascondere, e che il titolo di “Maestro dell’occulto”, per tradizione viene attribuito al demonio.
Passano anni.
Un giorno mi trovo davanti a dei giornali che parlano di riunioni carismatiche piene di stranezze. Mi permetto di chiedere al Signore:
Io a Gesù«Signore, negli avvenimenti di cui si parla in questi giornali, in quelle riunioni “carismatiche” che questa stampa chiama col nome del “Santo ridere”, o del “Toronto blessing”, eccetera… a me sembra che la gente faccia sciocchezze di tutti generi. Quello che mi disturba è che le facciano in nome dello Spirito Santo. Che ve ne pare? È forse un esempio di energia rubata dal quel “ladro” di cui discutevamo assieme qualche anno fa?».
Gesù a me: «Purtroppo Johannes… Ma vedo che per certe cose hai una memoria veramente eccezionale. Dimmi, se l’elettricità fosse già stata conosciuta e utilizzata al tempo della mia venuta in mezzo a voi, pensi che nel Vangelo ci sarebbe oggi una parabola in più? ».
Io a Gesù«Ne sono quasi certo, Signore. Una “parabola” più eloquente di quella della centrale elettrica non l’ho mai trovata. Essa mi ha aiutato moltissimo a capire il mistero della SS. Trinità, sempre nei limiti a noi concessi».
Gesù a me«Allora ascoltami. A voi che vi sforzate di essere fedeli leggendo quello che il Cielo vi comunica in questi anni, posso dire che la rivoluzione che si è prodotta sulla terra con la venuta dell’elettricità è un’immagine di quello che presto si produrrà su tutta la Terra con la venuta dello Spirito Santo. Si tratta della Pentecoste universale. Ora in vista di questo grandioso avvenimento, la vostra Terra ha bisogno di essere riassettata, purificata. Solo così potrà ricevere con profitto i doni dello Spirito Santo.
Comprendi che se i doni dello Spirito Santo fossero concessi all’umanità in questo istante, senza quella Purificazione generale che ormai vi è indispensabile, non solo non vi gioverebbero a nulla, ma il loro continuo abuso moltiplicherebbe per mille il male che già è presente sulla vostra terra in forme eccessive.
I doni dello Spirito Santo sono come nuove ricchezze, nuovi poteri, nuove capacità, capacità rinnovate, capacità moltiplicate, ma le ricchezze e le capacità moltiplicate non eliminano quel libero arbitrio che vi è stato concesso da Dio fin dall’inizio. Allora i frutti della vostra cattiveria aumenterebbero anziché diminuire. Aumenterebbero con l’aumentare dei nuovi doni, delle nuove ricchezze, delle nuove possibilità, dei nuovi poteri.
Come tu sai, la maggioranza delle persone che oggi vivono sulla terra cercano i loro interessi anziché i nostri, vogliono la loro gloria anziché la nostra, fanno la promozione del loro ordine anziché del nostro. Cosa pensi che queste persone farebbero dei nuovi doni dello Spirito Santo? Te lo dico Io cosa ne farebbero: li investirebbero nel male anziché nel bene, e questo moltiplicherebbe il male anziché il bene.
La Purificazione che sta per venire è un bene. Ha per scopo di prepararvi al Grande Rinnovamento che ormai deve venire, [122] e che la seguirà da vicino. Cesseranno allora le distruzioni. Non ci saranno più i disastri che oggi avvengono nel mondo e nelle vostre anime come conseguenza di quei famosi “cortocircuiti” di cui parlavamo assieme tempo fa ».
Qui capisco che i disastri che i cortocircuiti causano nelle nostre case sono un’immagine di quelli che si producono nelle anime delle persone che permettono a Satana di entrare nella loro vita, la loro casa, la loro anima. Sperando ricchezze e onori terreni, queste persone si vendono a Satana, gli aprono la porta, lo fanno entrare, gli fanno onore. Fanno questo tramite “occultismi” di ogni genere, incluse le messe nere. Per un po’ sembra che in casa vada tutto bene, ma poi…
Intravedo i numerosi sabotaggi che Satana e i suoi accoliti stanno oggi preparando sulla terra, la nostra comune dimora. Malgrado la visione di questi sabotaggi e conseguenti catastrofi rimango fiducioso che il Signore si servirà di tutto questo grande male per far trionfare il suo grande bene. Dopo la Purificazione generaleed il Grande Rinnovamento annunciati, il piccolo gregge che sarà rimasto potrà vivere una vita armoniosa e felice, degna di quella che i nostri Progenitori vivevano prima del Peccato originale.

ANNESSO N. 4 - Citazione ripresa dal libro di JNSR: “Témoins de la Croix”.
«Il mondo è una come barca che sta facendo acqua da tutte le parti. Dio non può lasciare la sua terra affondare. La ritirerà dalle mani dei tiranni. La sua creazione subirà la trasformazione desiderata, perchè la terra non ce la fa più a subire le contrazioni del suo parto. Il suo parto è prossimo.
I suoi dolori, provenienti da tante sofferenze umane, da tanto disordine presente ora nell’armonia della natura, i suoi dolori, i suoi pianti, i suoi timori, cesseranno. La nuova terra uscirà più bella che mai dalle mani del Creatore, che le darà la perfezione del suo Redentore. Avvolta nello Spirito purificatore, grazie al soffio vivificante di questo Spirito essa diventerà la terra dei viventi. Porterà la vita. Dio avrà bandito la morte per sempre.
La terra di Dio, unita al cielo, diventerà un paradiso. Tutto sarà rinnovato, diventerà come nuovo. I Cieli saranno nuovi, la terra sarà nuova, immersa nella conoscenza di Dio. E Dio sarà presente in tutto, in tutti, in ognuno. Regnerà l’armonia, trionferà l’amore. »

Comunicato
La causa di beatificazione di Luisa Piccarreta è stata introdotta a Roma nel 1994 da Mgr Carmelo Cassati, arcivescovo della Diocesi di Trani.
Nella sua lettera pubblicata il 19 novembre 1994, Mgr Cassati invita i testimoni di miracoli ottenuti per intercessione di Luisa Piccarreta, a farli conoscere scrivendo al postulatore di questa causa di beatificazione:
Mgr Felice Posa,
Casa divina Provvidenza,
70052 Bisceglie (Bari)
Italia.

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NOTE: [117] Da bambino non riuscivo ad accettare l’immagine della colomba come possibile rappresentazione dello Spirito Santo, perché nel paese dove sono nato, aperto sulla campagna, ogni bambino possedeva una fionda. Io pure ne possedevo una, fatta da me, magnifica. Con detta fionda sempre in tasca, pronta per l’uso, ogni uccello che per distrazione mi capitava a tiro correva il rischio di farsi abbattere dall’inevitabile sasso che gli spedivo per direttissima. Simile trattamento lo applicavo anche alle colombelle, tanto più che la loro carne, cucinata a dovere da mia madre, risultava buona e saporita. In siffatto contesto non riuscivo a mettere l’idea dello Spirito Santo nell’immagine di un uccello. Mi sembrava che la cosa mancasse di decenza.
L’immagine del vento è venuta più tardi, ma anch’essa con scarso successo, perchè il bambino che io ero non riusciva ad immaginare il vento in modo sufficientemente concreto. Infatti, con che disegno me lo sarei rappresentato? Ma siccome nessuno sembrava minimamente interessato a questo tipo di problemi, mi ero rassegnato a stare zitto, a non parlare mai di cose del genere, proprio mai, con nessuno. Mi ero accorto che c’era un rischio a parlare di queste cose con la gente. Persino il parroco del paese reagiva male. Lui soprattutto! Lo percepivo come molto anziano, questo primo parroco della mia vita, e se in sua presenza mi permettevo di discutere di cose così strampalate (come lui diceva), aggrottava le ciglia per poi squadrarmi con sospetto.
[118] Questa immagine contiene una verità teologica che oggi appare evidente, ma che in passato ha avuto momenti di crisi. Nel secolo IX la Chiesa ha subìto danni spirituali a seguito di una controversia tra Oriente e Occidente che alla storia è passata col nome di «Controversia del “Filioque”». Bisogna sapere che quando il “Credo Niceno-Costantinopolitano” si recita in latino, il paragrafo che riguarda lo Spirito Santo dice: “…qui ex Patre, Filioque procedit”, che significa: “…che procede dal Padre e dal Figlio”. Oggi è così, ma inizialmente questo Credo a proposito dello Spirito Santo diceva: “…che procede dal Padre”. Il “e dal Figlio” era dato per sottinteso. Visto che alcuni teologi si servivano di questo per attaccare il dogma della Santissima Trinità, la Chiesa di Roma ha aggiunto alla formula del Credo la particella mancante: “e del Figlio”, che in latino si dice: “Filioque”.
Malgrado ciò la Chiesa d’oriente è rimasta nell’idea che lo Spirito Santo proceda dal Padre, soltanto dal Padre (come se l’energia elettrica potesse raggiungere le case e i vari luoghi senza passare per i fili, che nell’esempio proposto rappresentano il Figlio incarnato, che è Gesù).
STORIA DEL DOGMA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ. Riassunto. Col Concilio di Nicea si condanna l’arianesimo, poiché viene proclamata la consustanzialità del Figlio di Dio con il Padre. Col Concilio di Costantinopoli si definisce per tutti i secoli futuri la fede cattolica nella Santissima Trinità, affermando la divinità dello Spirito Santo, e rigettando quindi il macedonianesimo. Col Simbolo Niceno-Costantinopolitano, cantato solennemente in tutte le chiese cristiane, si ha l’espressione più perfetta della fede che la Chiesa ha in questo dogma essenziale.
[119] Si tratta della preghiera in latino: Veni Sancte Spiritus. Lux beatissima = LUCE BEATISSIMA; Dulce refrigerium = DOLCE REFRIGERIO. Sono espressioni che descrivono gli effetti dell’opera dello Spirito Santo in noi. Gli effetti assomigliano a quelli prodotti dall’elettricità utilizzata nelle nostre case per aumentarne il conforto.
[120] Il libero arbitrio permette all’uomo di scegliere tra il bene e il male.
[121] Lc 11, 24-26: “Quando uno spirito cattivo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo. Non trovandone, dice: ritornerò nella mia casa da dove sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, e assieme entrano nella casa, e vi alloggiano. La condizione finale di quell’uomo è peggiore di quella iniziale”. Vedere anche: Mt 12, 45.
[122] Il “Grande Rinnovamento che ormai deve venire” è la Pentecoste universale. Sul tema della Pentecoste universale sarebbe bene consultare i messaggi soprannaturali che Madre Carolina Venturella ha ricevuto a Palestrina, in provincia di Roma. Essi sono all’origine dell’Opera per la glorificazione dello Spirito Santo, e del  nuovo tempio che sarà costruito a Palestrina in onore dello Spirito Santo.
NOTE