Tre immagini sulla Divina Volontà
(Dal libro di J. De Parvulis: “La Guerra Mistica” )
IL TERZO FIAT SANTIFICANTE
Lo scopo dei scritti di Luisa Piccarreta è di incoraggiare tutti a vivere nel Divin Volere, un tema strettamente legato al terzo la “Fiat” di Dio, il “Fiat” dello Spirito Santo.
Spinti dal desiderio fare le cose per bene, molte persone si chiedono che differenza c’è tra FARE la Volontà di Dio e VIVERE nella Volontà di Dio. Siccome avevo anch’io questo problema, ho chiesto al Signore di aiutarmi a risolverlo. Come risposta ho ricevuto delle immagini mentali, tre in tutto. Ecco la prima:
Autista privato.
Inizialmente mi sono trovato alla guida della mia automobile, come faccio quando prendo il volante per andare in qualche posto. Notando che accanto a me c’era un passeggero, mi sono girato verso destra per vedere chi era. Con mia grande sorpresa ho scoperto che il mio passeggero era Gesù. Gesù stesso!
Stava lì, seduto tranquillamente, e ogni tanto mi dava un consiglio su quale strada prendere, dove girare, quando rallentare, eccetera. Io seguivo i suoi consigli, e lo ringraziavo pure, perchè vedevo che i consigli che mi dava erano utilissimi. Allora ho sentito una voce silenziosa suggerirmi dall’interno: “Questo è FARE la mia Volontà”.
Dopo un po’ mi sono trovato seduto dalla parte del passeggero, a destra dell’autista. Guardando verso sinistra per sapere chi guidava la mia macchina, ho scoperto, con grande stupore, che l’illustre Passeggero che prima era lì per accompagnarmi come passeggero, ora era diventato il mio autista. Autista privato! Gesù in persona aveva preso il volante della mia macchina, e a dire il vero la conduceva bene, anzi, molto bene. Ci eravamo scambiati di posto...
Confesso che con Gesù come autista avevo l’impressione che il mondo non era più lo stesso di prima. Mi sentivo in sicurezza. Per esempio, sentivo che a noi due non sarebbe mai potuto capitato un incidente grave. Sentivo che mentre Gesù conduceva potevo persino chiudere gli occhi e riposarmi i nervi. Allora qui la voce silenziosa mi ha suggerito: “Questo è VIVERE nella mia Volontà”.
Mi ricordo di avere pensato, forse anche a voce alta, come quelli che si parlano da soli: “Ma è normale tutto questo? È possibile che Dio, il Creatore, si trasformi adesso in autista, il mio autista privato?”
A queste parole, dette o pensate, Gesù ha risposto: “Cos’è più facile, secondo te, morire sulla croce o servirti da autista?”
Siccome Gesù continuava a guidare, ed in modo spontaneo e disinvolto, gli ho ancora detto: “Se voi guidate al mio posto, posso anche chiudere gli occhi e riposarmi i nervi? E se mi addormento del tutto?”
Il divino Autista ha sorriso, poi mi ha risposto: “Se ti addormenti, farò tutto Io per te”. [110]
Qui ho capito che se una persona umana rinuncia alla sua volontà per vivere nella Volontà divina, è come se cedesse al Signore il volante della sua macchina (cioè: la direzione della sua vita). I vantaggi che ne derivano sono innumerevoli.
Il gioco degli scacchi.
Mi sono permesso dire ancora al mio Signore: “Signore, non vi sembra che manchi qualcosa alla visione precedente? A me sembra che bisognerebbe aggiungere qualcosa per fare comprendere a tutti quello che per intuizione e per grazia Voi fate comprendere a me. Non avreste un’altra immagine, un qualcosa di supplementare per quelli che, spinti dalla buona volontà, hanno sete di comprendere meglio, e di più? Ho l’impressione che questa lezione è troppo importante per... ... ”
Come al solito, ma per me è sempre una sorpresa, un giorno mi si presenta un’altra immagine. Vedo due esseri che giocano a scacchi. Da una parte il diavolo, e dall’altra l’eterno Padre. Da solo non sarei mai riuscito ad immaginare che l’eterno Padre potesse giocare a scacchi col diavolo, suo grande nemico, eppure erano lì, uno di fronte all’altro, che giocavano a scacchi, davanti a me... Ma io dovevo capire che questa era solo un’immagine. Mi applico dunque a capire l’immagine.
Innanzitutto capisco che i pezzi che sono sulla scacchiera rappresentano gli esseri umani. Mi riconosco in una piccola pedina... E mi rendo conto che al gioco degli scacchi anche una semplice pedina può essere preziosa, se per esempio si trova al posto buono, al momento buono. [111] Osservo il gioco che va, e improvvisamente mi rendo conto che l’Eterno Padre, che è mio Papà, è in posizione di svantaggio. Penso: “È impossibile, Dio è più bravo del diavolo. Il diavolo è una creatura. Il Creatore di una creatura è inevitabilmente più bravo della sua creatura, qualunque sia l’intelligenza di quest’ultima. Allora il diavolo perderà la partita... Non la può guadagnare contro il Creatore.”
Eppure... lo svantaggio del Papà mio è visibilissimo. Allora mi metto ad osservare questo mio Genitore con occhi ansiosi, supplici e..., sì, sono come un bambino che osserva suo Papà, lo sa potentissimo, e malgrado tutto vede che sta perdendo terreno di fronte a un avversario misterioso, brutto, e vestito di nero. Il peggio è che ogni volta che il gioco lo obbliga a cedere uno dei suoi pezzi, vedo che soffre, perchè gli vengono le lacrime agli occhi. Il bambino che io sono in questa visione si ribella all’idea che suo Papà perda terreno di fronte a un avversario, che poi è anche così brutto! Scopro che cosa sia la morte, e soffro tremendamente di questa sua bruttezza, di questa sua crudeltà. Secondo la mia logica la morte non ha diritto di prevalere sulla vita, ma davanti a me si sta producendo l’opposto. Lo vedo. Lo sto vedendo. La cosa accade sotto i miei occhi. [112]
Piccolo come sono ho bisogno di aiuto, di luce, di spiegazioni, in modo da poter respingere un dubbio così atroce, così schiacciante... Ribelle alla morte, incapace di resistere davanti all’ingiustizia, mi metto quasi a gridare, ma con voce supplice:
“Dai, Papà! Non lasciarti battere! Fai qualcosa. Non sei l’eterno? Il tutto? Non sei il creatore? Non sei tu il mio Papà onnipotente, il migliore di tutti? Allora vinci! Devi vincere! Non voglio che tu perda. Non lo voglio! Devi vincere!”
Silenzio, e ancora silenzio, e poi ancora silenzio. Senza troppo capire, i miei occhi si posano sulla scacchiera, e mentre così la fisso, improvvisamente... Tieh! Eccola la spiegazione! Vedo che i pezzi coi quali mio Papà conduce il suo gioco sono tutti dotati di libertà, e che alcuni di loro, credendosi in posizione di svantaggio, si muovono da soli da un quadratino all’altro, e vanno anche lontano senza il permesso di mio Papà, che è anche Papà di ognuno di loro. Ahi! Questa loro mancanza di fiducia e di abbandono filiale provoca la loro perdita. [113]
E qui capisco tante altre cose... Mio Papà, onnipotente sì... Ma la libertà che per amore ha deciso di lasciare a tutti i sui figli (i “pezzi”) rende il suo gioco estremamente vulnerabile di fronte al gioco dell’Avversario, i cui “pezzi” rimangono fermi, sì, ma solo perchè paralizzati dalla paura. Allora mi chiedo: e che “vita” potrà mai essere quella dei pieni di paura, dei senza libertà, dei senza amore...? Mhmm... Non vorrei essere nei panni di uno di quei “pezzi”, proprio no.
Ritornato da questa parte della realtà, la voce silenziosa mi chiede: “Cara pedina, ti ricordi di avere già letto un testo che diceva che qualsiasi cosa dovesse succedere alla mia Chiesa, Io la ricostruirò?”
Rispondo: “Sì, me lo ricordo, ma non con le parole esatte”.
La voce: «Cerca le parole».
Mi metto a cercare il messaggio, e alla fine lo trovo a pagina 118 del libretto: “Le Grand Message d’Amour”. Lo rileggo attentamente, e il messaggio, tradotto in italiano, dice:
“Il mondo moderno rinnova la mia passione. Tuttavia, anche se i miei sacerdoti mi dovessero tutti abbandonare (com’è successo coi miei discepoli nell’ora della mia morte sul Golgota), e uno solo tra essi mi rimanesse fedele (com’è successo con Giovanni) ebbene, attraverso quel Giovanni Io rinnoverò il mondo!” (19 marzo 1969).
Questo testo mi ha fatto capire che la vittoria finale appartiene a Dio, ma che durante la partita ci possono essere degli alti e bassi dovuti alle condizioni che ormai ogni cristiano è in grado di capire.
Rifletto su ciò che ho appena vissuto. So che i messaggi profetici che tratto sono come le parti di un puzzle che intendo ricostruire. So bene che nella mia scatola, piena di questi messaggi, ne ce ne sono di veri e ce ne sono di falsi. Quelli falsi hanno sempre un difettuccio, magari piccolo piccolo, che fa sì che non stiano bene in nessun posto... Ma il messaggio che ho in mano è sicuramente vero, perchè trovo subito il suo posto, e noto che si adatta perfettamente ai pezzi che gli stanno intorno.
Mi aspetto un commento da parte della voce silenziosa, ma non mi è dato. Forse perchè le immagini che ho appena avuto sono già chiare ed eloquenti. Per me lo sono, ma per gli altri? Sento che nonostante la loro potenza e la loro chiarezza, queste immagini non convinceranno tutti. Allora guardo nel vuoto, mi interrogo su ciò che impedisce certe persone di dichiararsi soddisfatte delle spiegazioni fornite dalla provvidenza. Ed ecco la risposta che la voce immateriale me suggerisce:
“C’è una differenza enorme tra le persone che si accontentano di poco, quasi di nulla, e quelle al contrario che non si accontentano mai di niente, perchè proprio nulla le soddisfa. Le prime hanno un’anima di buona volontà, e credono alla provvidenza. Assomigliano a delle bambine docili che inventano la loro felicità a partire da ciò che ricevono dalle mani adulte. Le seconde invece hanno un’anima che somiglia a quella dei contestatori professionali. Nulla riesce a convincerle di scegliere la Verità quando questa viene loro proposta. Per queste persone tutto è pretesto per negare la verità, come se la verità non avesse diritto di esistere.
Per esempio, se un testimone della verità non dà il suo nome, la sua prova non è ammissibile; se invece lo dà, è il suo nome che non è ammissibile. Se un libro che testimonia della verità si presenta con “Imprimatur”, si tratta sicuramente di “vecchio paternalismo”, ma se si presenta senza “Imprimatur”, sventura per colui che osa diffonderlo in quello stato! ”
A queste condizioni, mi dico subito, sarà meglio che prosegua per la mia strada senza indugiare oltre, che segua il consiglio che Virgilio dava al suo amico Dante Alighieri, durante il viaggio che assieme hanno effettuato nei meandri dell’inferno: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa” [114]
L’amore al suo apice.
Avendo appreso da Luisa Piccarreta che nel tempo dell’Era nuova noi saremo capaci di amare nella giusta maniera, speravo sempre di incontrare qualcuno in grado di descrivermi quest’amore nuovo, mostrandomi come sarebbe fatto, di che cosa sarebbe composto. Il Signore lo sapeva, e un bel giorno ha permesso che mentalmente mi appaiano tre coppie di novelli sposi.
Le tre coppie mi appaiono raffigurate durante il periodo detto luna di miele. I coniugi di ogni coppia si prodigano dei gesti di affetto, di attaccamento, di passione, che sono apparentemente identici. All’improvviso mi è concesso di “vedere” all’interno della loro anima, e mi accorgo che le tre coppie non si amano allo stesso modo, e questo malgrado l’identità dei loro gesti esteriori. Risulta che i loro sentimenti non sono gli stessi, perchè appartengono a dei mondi diversi.
I coniugi della prima coppia si amano in modo tenero e appassionato, ma come risultato di una necessità istintiva di RICEVERE amore.
I coniugi della seconda coppia si amano in modo tenero e appassionato, ma come risultato di una necessità istintiva che li spinge ambedue a DARE amore (oltre che a riceverlo).
I coniugi della terza coppia si amano anch’essi in modo tenero e appassionato, ma come risultato di una necessità che li spinge ad amarsi reciprocamente allo scopo di poter amare Dio INSIEME. [115]
Riconosco che l’immagine della terza coppia è veramente quella che mi seduce di più. La qualità d’amore di questi due coniugi mi permette di capire che l’amore umano è un amore creato, e che i più solidi e veri degli amori creati sono quelli che accettano lo stampo dell’Amore increato.
Mi dico: l’Amore increato è Dio, che si trova al centro della Comunione dei Santi. Più gli esseri che si trovano attorno a Lui sono in grado di riflettere qualitativamente e quantitativamente la sua immagine, come avviene con i nostri “specchi”, e più questi “specchi” umano-divini sono in grado di rilanciare la luce ricevuta, quella che deriva loro dalla fonte prima dell’Amore, l’Amore increato.
Concludendo mi dico: ecco l’apice dell’amore, l’amore che converrà perfettamente al periodo che Luisa Piccarreta ci descrive come quello in cui trionferà in noi il Divin Volere. [116]
NOTE :[110] Una persona scettica mi diceva che questo mio atteggiamento passivo di fronte a Gesù, mio autista privato, non le piaceva. Secondo lei era una forma di “quietismo”. L’osservazione mi sembrò pertinente. Preoccupato chiesi al Signore di aiutarmi. Il giorno dopo, volendo spingere un libro che sembrava volesse cadere dalla biblioteca, mi è venuta l’idea di aprirlo, e il mio sguardo è caduto su di una frase di Gesù, che sembrava desideroso di rispondermi attraverso di essa. La frase diceva: «Questa vita interiore non consisterà tanto nel seguire questo o quel metodo di orazione, ma nell’accettare volontariamente e liberamente di lasciarsi plasmare senza opporre resistenza. Cacciate ogni timore inutile: questa “passività” non ha nulla di riprovevole. Nel compimento del loro dovere queste anime rimarranno attente, proprio nella misura in cui si lasceranno plasmare dallo Spirito Santo.» (“Divins Appels”, p. 178).
[111] Agli scacchi, le pedine sono i pezzi meno importanti, ma il gioco permette che in certi casi una semplice pedina tenga la chiave della vittoria o della sconfitta. Tutto dipende da come il gioco è impostato.
[112] Nel corso della mia infanzia ho scoperto l’esistenza della morte, e poco dopo, sul piano spirituale, l’esistenza del male. Mi sono reso conto che talora la morte sembrava prevalere sulla vita, e il male sul bene. Anche se intuivo che le vittorie del male sul bene erano provvisorie, sentivo in me un profondo dolore.
[113] I buoni sacerdoti ci parlano spesso della necessità di abbandonarci a Dio con fiducia. Le due immagini descritte, quella dell’ “autista privato” e quella del “gioco degli scacchi”, illustrano questo concetto di abbandono fiducioso in Dio.
[114] Dante Alighieri: “La Divina Commedia”, Inferno, 3, 51.
[115] C’è una differenza sostanziale entra amare Dio ognuno per sè, e amare Dio insieme. Gesù avrebbe detto a Vassula Ryden che nulla lo glorifica più di quanto lo glorifica l’amore che gli dedichiamo collettivamente, come comunità umana (unificata dal suo amore).
[116] Il periodo suddetto è quello del Regno messianico, e sembra corrispondere al Millennio felice descritto da S. Giovanni nell’Apocalisse (Ap 20, 1-6). L’amore vissuto nel corso di questo millennio dovrà essere santificante, visto che è quello del settimo millennio, l’equivalente della domenica, giorno di santificazione! La domenica è chiamata: “Giorno del Signore”, oppure “Giorno di Santificazione”.
Nel libro di J. De Parvulis, “Mondo Nuovo Profetizzato”, cap. 1, sez. # 2, il millennio attuale appare come il terzo della cristianità, ma anche come il settimo della storia umana in generale. Il fatto di essere il settimo, cioè l’ultimo, di una serie di sette, potrebbe meritare a questo nostro millennio l’appellativo di: “Millennio domenicale”. Il libro di J. De Parvulis è disponibile anche su Internet all’indirizzo: http://www.parvulis.com/Documents/2-main-it-01.html .
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